martedì 10 luglio 2012

Le voci dei lettori
Una raccolta di commenti dei lettori del libro

Giampiero Schepis, 27 maggio 2012, Roma
Caro Franco,
 ho letto il tuo libro e ti volevo subito dare un breve e modesto giudizio di semplice lettore.
Mi sembra un prodotto di buon livello, con una scrittura piana, scorrevole, sempre interessante, ed una struttura complessiva equilibrata ed accattivante, in particolare nella scelta, certamente felice, di alternare l’indagine saggistica alle testimonianze dirette di alcuni protagonisti della vicenda storica.
A proposito di quest’ultima, l’analisi condotta, pur senza alcuna pretesa di sistematicità, mi è parsa molto ben articolata e capace di cogliere una pluralità di aspetti degli avvenimenti indagati, con una speciale attenzione ai temi sociali e culturali.
Ho particolarmente apprezzato la seconda parte, nella quale hai allargato la prospettiva al fenomeno generale, e sempre più attuale, dell’emigrazione, approfondendone alcuni significativi risvolti in termini di vissuto personale e di impatto sociale.
 In conclusione, ti faccio i miei complimenti per il risultato ottenuto e mi auguro di leggerti ancora.
Un abbraccio.

Assunta Mormino, 30 maggio 2012, Sant'Agata Militello
..ringraziando dell'invito alla presentazione del libro, ripropongo il ricordo dello spettacolo che, come dichiarato dall'autore, è stato culla e iniziale manifestazione dell'interesse verso la storia delle "assenze senza ritorno". Rinnovo il consenso verso l'attenzione a questa storia trascurata, che sotto piccoli o grandi riflettori possa contribuire alla conoscenza dei fatti e così stemperare le tendenze razziste e paradossalmente rifiutanti di noi italiani..popolo di migranti. Attenzione umana e intellettuale che da sola si merita un plauso.. 
"Uno spettacolo articolato che spazia dalla realtà scenica a quella storica, puntando i riflettori su una verità troppo spesso giudicata e disprezzata ma quasi mai compresa.
Un invito a guardare il mondo con gli occhi dei migranti, che si alternano nel flusso che la storia è solita invertire:…migranti siciliani in Tunisia ieri..migranti tunisini in Sicilia oggi. Propone un viaggio non solo interculturale ma transculturale..che non vuole semplicemente incontrare ma attraversare le culture nella condivisione delle rispettive ricchezze. Come nella scena, ognuno è indotto ad alzare gli occhi.. Dallo sfiorararsi senza vedersi..allo sfiorarsi iniziando a guardare…provare ad incontrare lo sguardo dell’altro..e scoprire in lui un diverso e un simile..tanto quanto lo è ciascuno di noi.
Le diversità che si attraggono e che, solo intrecciandosi, possono raggiungere l’apoteosi dell’essere umano...la capacità di amare l’altro. Si respira passione…com-passione..sim- patia....soffrire, sentire profondamente “con" e “insieme” all’altro: nell’intreccio delle mani dei due giovani c’è l’intreccio delle diversità e la comunione delle similarità. Induce ad immaginare una vita bi-culturale..a sognare l’amore (im)possibile… e “sbatte in faccia” scene di cruda realtà. Scuote gli animi, una forte denuncia dell’indifferenza generale ai destini di queste persone sazie di speranza e assetati di vita….trattati come ombre prima..corpi privi di valore poi. Immagini, suoni, gesti…in un parallelismo continuo tra le due culture, tra tradizioni e folklore, tra i kalèAtturnu, tra Blandi, Spiccia e Rahali, tra Urios e compagnia Sceneprod. Il filo che lega tutto è il filo rosso..anzi..il fazzoletto rosso..che è l’amore donato, desiderato, ricevuto..conquistato..l’amore che trionfa come significato supremo di vita: iu c’iaiu a tia...a tia..padre, madre, figlio, amore, amico…tunisino!"

Prof. Antonino Buttitta, direttore Centro Sperimentale di Cinematografia, Scuola Nazionale di Cinema, Palermo, 18 giugno, 2012
Chiarissimo dottore, ho letto e molto apprezzato il suo lavoro. Non è soltanto ben documentato, ma anche sistematico nella sua esposizione della complessa tematica. Mi complimento con lei e mi auguro che possa proseguire i suoi studi all'incrocio tra storia ed antropologia.

Stella Speciale, 5 luglio 2012,  Sant'Agata Militello
Ho appena finito di leggere il tuo libro. L'ho trovato molto interessante, ben scritto e pieno di profondi spunti di riflessione. Mi è anche piaciuta questa alternanza tra pagine più scientifiche e pagine più emozionali. Sono contenta di averlo letto. Complimenti.

Serafina Ignoto, 11 luglio2012, Palermo
Rigore scientifico permeato da tensione civile ed emotiva di notevole spessore...il tuo libro trabocca umanità senza mai scadere, nemmeno per un momento, nel facile pietismo..un libro di vera, autentica informazione, ottimo spunto di riflessione e che guarda al fenomeno migratorio da un'altra angolazione: quella della più autentica prossimità: quella di se stessi. Un'opera che ricostruisce, sociologicamente e pedagogicamente, le dinamiche relazionali fra i gruppi in contatto....mi ha colpito molto la ricostruzione culinaria. Sinceramente non avevo mai riflettuto che l'uso del cous cous, come di altre pietanze, in alcune zone della Sicilia, fosse dovuto alla migrazione verso i paesi arabi in quel periodo storico....pensavo fosse dovuto solo ai contatti commerciali fra le due coste. Che sciocca! Eppure avrei dovuto saperlo! 
Serafina Ignoto, 14 settembre 2012, Palermo
"Appuntamento a La Goulette" di Franco Blandi Ottavio Navarra Ed
E' difficile coniugare rigore scientifico e afflato umano. In questo libro l'autore ci riesce. La ricostruzione, puntuale dal punto di vista storico, non perde mai di vista il senso umano della vicenda. Un libro che gronda amore da ogni pagina. Amore per gli ultimi, per chi sta ai margini dei confini estremi della storia. La migrazione guardata da un punto di vista non esplorato. Un viaggio al contrario, nello spazio e nel tempo: da un sud a un altro sud in cui si ricuciono i nodi di uno straordinario fenomeno di integrazione e di accoglienza. Un'integrazione autentica, vera, fino a condurre a una quasi totale sovrapposizione fra le due comunità. Una perfetta mescolanza di culture fra il popolo tunisino e quello siciliano in seguito all'emigrazione di circa 200 mila conterranei che puntarono le loro speranze di riscatto economico e umano guardando alla Tunisia tra la fine dell'800 e i primi del '900.



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